Commento dell'editore:
Come ha potuto Andrea Mantegna raffigurare nell’istante di un evento particolare tutta una genia di uomini che dal Quattrocento a oggi ancora per miracolo riusciamo a incontrare per le strade di Mantova? Quale patto con l’eterno ha stabilito il pittore nel fissare su quella parete i volti, le espressioni, le smorfie di una materia sempre viva e mai morta? La Camera picta, meglio nota come Camera degli sposi, di Andrea Mantegna nel Castello di San Giorgio ha affascinato nei secoli milioni di spettatori, viandanti, curiosi e accompagnato generazioni di mantovani. Alla luce dei rilievi critici di un noto studioso mantovano, Rodolfo Signorini, che attribuisce al testo De Domo di Luciano di Samosata l’origine ispiratrice dell’opera di Mantegna, due grandi interpreti dell’arte, Giovanni Reale e Vittorio Sgarbi, si confrontano con il miracolo d’arte di questo pittore, in un dialogo senza precedenti tra ermeneutica, critica dell’arte e ricerca delle fonti.