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Commento dell'editore e quarta di copertina:
Immaginiamo di non avere mai visto niente di Giovanni Bellini. Conosciamo solo il suo nome, che è quello di un grande pittore, ma ci è stato tramandato da una fama senza aneddoti; né ritroviamo, sepolta nella memoria, la frase fatta che ci aiuti a "sistemarlo" nel modo precario e orribilmente contratto che è proprio delle definizioni. In questa condizione di relativa innocenza, non potendo percorrere una ideale galleria delle sue opere, ci troviamo a sfogliarne le riproduzioni, per esempio quelle contenute in questo volume. Giriamo cioè le pagine dopo pochi istanti di osservazione, irrispettosamente, per un vizio di cui siamo ormai vittime consenzienti e che consiste nel cercare subito l'informazione, una sintesi conoscitiva. Con un proposito di questo genere è giusto che non approdiamo a niente: la pittura di Bellini ci trasporta attraverso soluzioni arrendevoli, che un momento dopo scompaiono, sostituite da altre, e che tutte insieme eludono una chiave interpretativa. Se quella ideale galleria esistesse veramente, visitarla non sarebbe una passeggiata, ma un viaggio, un prodigioso itinerario che sembra toccare terre già esplorate e che tuttavia ci comunica il presentimento della scoperta.
(Dalla Presentazione di Renato Ghiotto)
Seconda di copertina:
"Joanni Bellino … amice noster charissime, alli zorni passati ve mandassimo … uno quadro, sopra el quale volevamo gli dipingesti la cità de Paris et perché rispondesti che non l'havete mai vista siamo contenti et cusì se remettemo al iuditio vostro che gli poniati sopra quello che ad voi pare." Sono parole scritte nel 1497 da uno dei grandi committenti d'arte del Rinascimento, il marchese di Mantova Francesco Gonzaga, che aveva inviato un dipinto al suo "amico carissimo" - appellativo di stima, che non indica una reale conoscenza tra i due - affinchè vi aggiungesse una raffigurazione della città di Parigi. È quanto mai sintomatico della fama, della reputazione e dell'importanza di cui godeva Bellini, il fatto che l'artista rifiutasse la richiesta e che il marchese Gonzaga accettasse senza protestare, lasciandogli carta bianca. È altrettanto significativa, in un'epoca in cui abbondavano nei quadri complicate invenzioni allegoriche, frutto di pura fantasia, la motivazione addotta dal pittore: Bellini non voleva dipingere un soggetto che non aveva mai visto.
(Dal saggio di Federica Armiraglio)
Sommario:
pag. 7 Renato Ghiotto, Libertà di uno spirito religioso
23 La vita e l'arte, Federica Armiraglio
71 I capolavori, Federica Armiraglio
Apparati
174 Tavola cronologica
176 Collocazione geografica delle opere
182 Breve antologia critica
189 Consigli bibliografici