Commento dell'editore e quarta di copertina:
A partire dalla metà del Trecento i cantari costituirono una sorta di "poesia per tutti", che trionfava, codificata nella forma dell'ottava rima, sulle piazze dei comuni italiani. Questa narrativa breve conosce un ampio spettro di possibilità (epico-cavalleresche, storiche, mitologiche, agiografiche, novellistiche), ma il filone fiabesco e leggendario resta pur sempre il più antico e il più tipico. I cantari fiabeschi arturiani, per lo più irrelati rispetto ai grandi romanzi della "matière de Bretagne", appaiono saldamente legati ad un luogo (la corte di Artù), alle sue convenzioni (grandi assemblee, richiesta di soccorso, vanti, inchieste…) e alle sue situazioni topiche (impegno di vendetta, duelli per conquistare una dama, fanciulle a rischio di subire violenza, castelli incantati, giganti..). I testi che qui si presentano editi criticamente, sottratti alle occasionali e antiquate edizioni dove erano dispersi - Carduino, Il Falso Scudo, Astore e Morgana, Lasancis, Galasso dalla Scura Valle - acquistano forza e significato proprio dal fatto di essere raccolti così da sottolineare alcuni elementi comuni. Essi rivelano una sorta di narrativa "sommersa", quella delle piazze, cara agli artigiani più o meno alfabetizzati, ma nota e ascoltata anche da meno sprovveduti personaggi, siano l'autore della Tavola Ritonda o il frate Evangelista Fossa traduttore di Seneca e dì Virgilio o il conte Matteo Maria Boiardo.
Indice:
pag. 9 Introduzione
17 Note
23 Nota al testo
29 Bibliografia
37 Cantari fiabeschi arturiani
39 Cantari di Carduino
65 Cantari del Falso Scudo
85 Cantare di Astore e Morgana
Appendice: da E. Fossa,
95 Innamoramento di Galvano
110 Cantare di Lasancis
113 Appendice: da La Tavola Ritonda
125 Cantare di Galasso dalla Scura Valle
135 Note
193 Sigle e abbreviazioni bibliografiche.