Contributi per il 750° anniversario della battaglia di Colle di Val d'Elsa (1269-2019) raccolti e pubblicati in occasione del VII cenetnario della morte di Dante Alighieri (1321-2021)
«Quando una Comunità arriva a date simboliche che segnano la propria storia, nasce la voglia – per non dire la necessità – di celebrare la ricorrenza con attività che siano ricordate nel tempo, con l'intento dichiarato di non disperdere la memoria del momento e quello, meno palese – forse più profondo – di affermare la propria più intima essenza. Fino ai primi mesi del 2019, in pochi a Colle si ricordavano della battaglia combattuta il 17 giugno del 1269 e l'invidiosa Sapìa, non di rado confusa con l''assonante' Pia de' Tolomei (sempre di personaggi danteschi si tratta, entrambe Senesi…), non era una figura familiare, se non per qualche oscuro richiamo toponomastico o per fantasiose ricostruzioni bibliografiche, del tutto avulse dalla solida e oramai definita realtà storica. Tuttavia, quando sono partite le prime ricerche, quando sono state convocate le prime riunioni per stabilire il modo migliore per ricordare questo importante giorno della storia della Città, tutti si sono sentiti coinvolti: chi rivendicava un radicato guelfismo, mescolato a una orgogliosa (quanto antistorica) appartenenza calcistica alla Viola, "Gigliati fin dal Medioevo"; chi invece, trasponendo in chiave novecentesca la lotta tra papato e impero, si intestardiva a far discendere il proprio accanito anticlericalismo dallo spirito del Salvani e dei Ghibellini senesi. Come se la Toscana Rossa, ammesso che esista sempre, traesse la propria linfa dai mattoni vermigli della Piazza del Campo o dalle lastre del Ponte di Mezzo, incrostate della salsedine dell'antica Repubblica Marinara. In realtà ogni Toscano è, in fondo, un Ghibellin fuggiasco, ovvero uno spirito contraddittorio in cui le aspirazioni ideali e il senso di appartenenza non di rado si scontrano con la dura realtà. "Ma Dante o 'un era Guelfo". "Mah, vedrai, si sarà sbagliato Foscolo". E le nostre contraddizioni restano lì, mai dichiarate, mai superate, fino al successivo schiaffo della Storia…» (i curatori)