Commento dell'editore:
La rappresentazione, in termini plasticamente incisivi e drammatici, della corruzione della classe egemone, religiosa e civile, responsabile del traviamento dell'umanità, e la perentoria condanna di essa, sono, si sa, l'asse portante del Poema Sacro. Il presente volume - alla luce, soprattutto, di una chiave di lettura che tenga presente, specificatamente, il senso allegorico e quello analogico - vuol essere un contributo a un approfondimento di tale aspetto della Divina Commedia. Dalla lupa del prologo (Inf., I, 49) all'apostrofe contro i simoniaci (Inf., XIX), al 'mal frutto' (Par., XX, 56) della Donazione di Costantino; dalla perversa commistione nella Chiesa di Roma dei due poteri, spirituale e temporale, fermamente fustigata da Marco Lombardo (Purg., XVI), al 'cinquecento dieci e cinque/messo di Dio' per uccidere 'la fuia/con quel gigante che con lei delinquè (Purg., XXXIII, 43-45); dall'invettiva di Folco di Marsiglia contro l'avarizia dei prelati (Par., IX, 133-142), alle ferme condanne dei domenicani e dei francescani degeneri, alla tremenda invettiva di San Pietro, dal momento che la sua sede è stata 'usurpata' da papa Bonifacio VIII, riducendola a 'cloaca/del sangue e de la puzza' (Par., XXVII, 19-66), è un crescendo dello sdegno e dell'amarezza del Poeta, cittadino del mondo e pellegrino privilegiato del viaggio salvifico per conto di un'umanità che ha 'smarrito' la 'diritta via' per precise responsabilità di chi ne regge le sorti spirituali e civili. Per questo, San Pietro, San Benedetto, San Pier Damiano, San Francesco, san Domenico, esprimono, nella vibrante parola di Dante, i modelli supremi di una vagheggiata, e sperata, perfezione, non solo per lui, ma per l'uomo che vive, e spera, in ogni tempo e sotto ogni cielo. E la Divina Commedia si fa canto impareggiabile della liberazione morale, della 'libertà' dell'individuo, in quanto messaggera di un imprenscindibile fine etico-politico.