Tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere. Così, su questa luminosa sentenza aristotelica, si apre come noto il Convivio dantesco. Manifestazione particolare di quell'istinto che spinge ogni cosa a ricercare la sua propria perfezione, il desiderio naturale di sapere esprime per Dante, come già per i commentatori latini di Aristotele, l'idea che ciascun uomo è destinato alla felicità e che questa felicità consiste appunto nella scienza, "ultima perfezione della nostra anima". Le questioni cui il concetto di desiderio naturale di sapere dà rilievo sono dunque le questioni strutturali dell'aristotelismo medievale: il rapporto tra natura umana e fine ultimo (la perfezione dell'intelletto), le condizioni e i limiti della felicità terrena (e di conseguenza il modo in cui questa si relaziona alla felicità celeste), la distinzione tra ragione e fede e la definizione dei rispettivi ambiti. Su ognuno di questi temi l'opera di Dante ha dispiegato una riflessione vasta e profonda, tra le più alte del suo tempo. Di tale riflessione - che giunge fino alla Commedia e alla Monarchia - questo volume studia la parte relativa al Convivio, osservandone il continuo intrecciarsi con la questione del desiderio (particolare attenzione è concessa al problema del desiderio naturale di conoscere Dio, dibattuto da Dante alla fine del III trattato) e ponendo a confronto le tesi dantesche di volta in volta considerate con i documenti della grande stagione di studi sul corpus aristotelico fiorita a Parigi.