Quarta di copertina:
Venanzio Fortunato, nel VI secolo, si confronta con l'epigramma funebre cristiano, che ha ormai consolidato il suo statuto ulficiale: il passaggio da contenuti pagani a tematiche cristiane è avvenuto in maniera non traumatica, con il recupero di quei valori che restano inalterati e dei codici formali in cui sono espressi e la fusione di essi con elementi tipicamente cristiani. Il poeta nella sua abbondante produzione di epitaffi - raccolta prevalentemente nel IV libro dei Miscellanea - si serve largamente di moduli e stilemi convenzionali e, solo in un caso, l'Epitaphium Vilithutae, crea un prodotto originale e senza precedenti per i contenuti, la lunghezza anomala e l'alternanza di registri espressivi.
In questo componimento, che è elegia e elogium funebre, è delineata una figura di donna nobile per discendenza e animo, se pur barbara, che incarna l'ideale venanziano di dulcedo. La storia, scandita dal tema topico della morte prematura, ma libera dal conformismo del genere letterario, si snoda lungo il duplice asse temporale del passato, con il ricordo delle virtù e della breve vita terrena, e del presente. con la laudatio dell'eterna vita celeste toccata come premio alla giovane donna.
Indice:
pag. 9 Premessa
11 Introduzione
39 Epitaphium Vilithutae / Epitaffio di Vilituta
51 Commento
107 Bibliografia
115 Indice biblico
117 Indice dei luoghi citati
129 Indice degli autori moderni