Testo latino a fronte
Commento dell'editore e note di copertina:
"Che cosa, dunque deve ricercare l'uomo in questa vita?!"
"Poiché la parte conoscente dell'uomo è la migliore fra tutte le sue parti, cioò che è più opportuno ricercare è, allora, la conoscenza. ;a ciò che nell'ambito della conoscenza è necessario sapere è soprattutto questo, e cioè conoscere se stessi, perché si conoscano così le cose che sono presso di sé, l'essenza dell'uomo, infatti, comprende e penetra ogni cosa, e ogni cosa è soggetta alla sua virtù. Assieme a ciò, l'uomo deve ricercare anche la conoscenza della causa finale per la quale è stato creato, e applicarsi il più possibile ad essa, per conseguire in tal modo la felicità."
Nato a Malaga, Avicebron (Shelomon Ibn Gabriol, ca. 1021-1058), è certamente una delle figure più originali e, forse proprio per questa ragione, più controverse dell'intera filosofia ebraica medievale. L'ambivalenza del suo sapere - sempre oscillante fra tradizione religiosa ebraica e la cultura filosofica greca (tra Gerusalemme e Atene, per riprendere la fortunata espressione di Leo Strauss) - giustifica il fascino che Avicebron esercitò alternativamente nel mondo ebraico come poeta (anche e soprattutto liturgico) e in quello latino-cristiano come pensatore. Il suo capolavoro filosofico è la Fonte della vita che, composta originariamente in arabo, si è conservata integralmente soltanto nella traduzione latina realizzata nella prima metà del XII secolo da Domenico Gundisalvi e Giovanni Ispano (l'epitome ebraica di Shem Tov ibn Falaquera, oltre a essere più breve, è anche più tarda di circa un secolo rispetto alla versione latina). L'opera, che si presenta qui con il testo latino a fronte, costituisce non solo la testimonianza più uimportante delle vicende della tradizione neoplatonica in ambito ebraico, ma anche un punto d'accesso privilegiato ad alcuni sviluppi essenziali del pensiero occidentale: è in essa, infatti, che si ritrovano le radici di molti dei successivi dibattiti scolastici sul ruolo della Volontà di Dio, sulla pluralità delle forme sostanziali e soprattutto sulla composizione ilemorfica degli enti finiti (la celebre dottrina dell'ilemorfismo universale).
Indice:
pag. V Prefazione, di Pasquale Porro
1 Premessa
Parte Prima. Avicebron e il Fons vitae: contesto, struttura e ricezione nell'Occidente latino
Capitolo I. Da Atene a al-Andalus: il Fons vitae e le sue fonti
11 1. La storia e la natura della Fonte della vita
19 2. Il pensiero greco e la cultura ebraica
29 3. La biblioteca di Ibn Gabirol: evidenze interne
57 4. La Fonte della vita e le evidenze esterne
Capitolo II. I cinque libri del Fons vitae: dall'analisi della materia e della forma alla felicità
69 1. Il primo libro: premesse ad assignationem materiae et formae
88 2. Il secondo libro: la sostanza della corporeità
100 3. Il terzo libro: dimostrazione dell'esistenza delle sostanze semplici
118 4. Il quarto libro: la dottrina dell'ilemorfismo universale
127 5. Il quinto libro: la materia e la forma universali e la ragione d'essere dell'uomo
Capitolo III. La ricezione del Fons vitae nell'Occidente latino
141 1. L'Avicebron dei latini: i dubbi sull'identità dell'autore del Fons vitae
148 2. La ricezione del tema della Volontà di Dio negli autori latini
153 3. La pluralità delle forme sostanziali dal Fons vitae a Tommaso d'Aquino
157 4. L'ilemorfismo universale e la disputa fra la scuola francescana e quella domenicana
187 5. Avicebron nell'opera di Meister Eckhart e Bertoldo di Moosburg
198 Nota editoriale
Parte Seconda. Avicebron, Fonte della vita
209 Libro I
Sulle premesse utili a stabilire la materia e la forma universale e la presenza della materia e della forma nelle sostanze composte
247 Libro II
Sulla sostanza che sostiene la corporeità del mondo
321 Libro III
Sulla realtà delle sostanze semplici
513 Libro IV
Sulla ricerca della conoscenza della materia e della forma nelle sostanze semplici
577 Libro V
Sulla materia universale in sé e la forma universale in sé
685 Appendice
687 Bibliografia essenziale
711 Indice generale