Quarta di copertina:
La natia Ferrara dell'infanzia e della giovinezza; l'amore per Laudomia Strozzi; la tranquilla frequentazione dei suoi coetanei. Poi, improvvisa, inaspettata, la sua fuga nel convento di San Domenico a Bologna. Comprendere le ragioni dell'inatteso gesto di Girolamo Savonarola risulta ancora oggi difficile, nè l'esercizio di umiltà conventuale, nè quel mostrarsi servo tra i servi di Dio ci convincono pienamente circa i motivi della sua vocazione. Qualcosa sfugge, qualcosa di misterioso che continua a celarsi dietro una scelta troppo repentina. I contrasti di Savonarola, frate domenicano, capopolo, animatore della Repubblica fiorentina, con il potere ecclesiastico e laico sono insanabili; i nemici, tutti i nemici, vanno annientati, distrutti, eliminati; il fascino della politica lo seduce, la sua ambizione, latente e inconfessata, lo accompagnerà fino alla fine, fino alla scomunica, all'accusa di eresia, fino a quel 23 Maggio 1498 che pure arriverà, nonostante l'inesausto, instancabile pregare.