Commento dell'editore:
Prima traduzione italiana di un testo poetico del 1200 scritto in un dialetto olandese da una monaca cistercense di grande cultura e di profonda spiritualità. Un documento prezioso che testimonia la vivacità culturale e spirituale della vita monastica femminile dell'epoca.
Nell'opera poetica I sette modi di amare Dio, scritta in dialetto brabantino (una forma di medio olandese) nella prima metà del XIII secolo, Beatrice di Nazareth, monaca cistercense e mistica, condensa la propria esperienza di Dio, tracciando un percorso che riassuma la forma più alta e perfetta di unione tra Dio e l'uomo – l'amore –, studiandone l'essenza, i mezzi, gli stimoli, il rapporto intrattenuto con la vita della fedele. I sette "modi", come altrettanti gradini, costituiscono un cammino unitario dell'anima, la quale, provando l'esperienza d'amore, comprende al tempo stesso che essa si può realizzare per l'uomo solo se è riconosciuta come proveniente da Dio e a lui orientata. La Vita di Beatrice è un'opera scritta in latino da un anonimo cistercense pochi anni dopo la morte della monaca (1268). Essa, seppure basata sugli schemi tradizionali dell'agiografia (e in particolare sulle Vite di sante mistiche), si riferisce a un'effettiva autobiografia spirituale scritta da Beatrice stessa in volgare (non pervenutaci), a cui si attiene fedelmente e di cui lascia emergere i tratti di originalità. La Vita presenta ricorsivamente i temi propri della spiritualità di Beatrice: l'amore come desiderio insaziabile; la ricerca dell'umiltà e della spoliazione di sé; la follia della mente e lo sconquasso del corpo come esito dell'incontro estatico con l'amore di Dio.