"La storia non si snoda come una catena di anelli ininterrotta. In ogni caso molti anelli non tengono...". Così Eugenio Montale suggerisce la forma mentis ideale con cui avvicinarsi al corso degli eventi, spesso un labirinto che richiede notevole ingegno per non incorrere nelle sue insidie. Il giallo dei due Dante Alighieri appare sintomatico in tal senso, poiché tenta di forzare uno di quegli anelli deboli, e rivela un'incredibile vicenda che, da sette secoli, è rimasta sconosciuta ai più: nella Firenze del XIII secolo vivevano due persone che portavano identico nome e cognome: Dante Alighieri! Uno poeta e l'altro notaio, uno guelfo bianco e l'altro nero, uno dal volto iconograficamente definito da mille artisti sul modello giottesco del Bargello di Firenze, e l'altro dal volto (forse) misterioso. Tuttavia, fondendo e confondendo le opere dell'uno e quelle dell'altro, la storia è riuscita, maliziosamente, a farne un monumento unico, per innalzare il poeta alle stelle e sprofondare il notaio in un oblio secolare da cui, solo ora, sta riemergendo.