Commento dell'editore:
L'originale:
Il Mappamondo di Fra Mauro è una delle più importanti testimonianze nella storia della cartografia, un ponte fra Medioevo e Rinascimento. Nasce infatti nel pieno Quattrocento, prima della scoperta dell’America, in quel periodo di transizione nel quale da una parte permane una concezione medievale del mondo, dove mostri e congetture fantastiche adornano le carte, e dall’altra fioriscono nuove conoscenze, si compiono nuove esplorazioni e si dà inizio ad una nuova mentalità scientifica. E dunque anche nel suo disegno trovano spazio sia un lavoro moderno ed attento alla ricerca della verità geografica che un sentimento creativo. L’autore, Fra Mauro, invita il lettore a consultare la carta con una sorta di fede nello scienziato-indovino, una fiducia nelle meraviglie della natura capace di soverchiare l’intelletto. Scrive Mauro in una nota posta nell’Oceano Atlantico, quasi invitando il lettore alla spregiudicatezza: "Se ad alcuni sembrerà che io abbia annotato qui cose che non sono degne di essere credute, non le vagli con i soli strumenti dell'intelligenza, ma le ponga fra i segreti della natura. […]Le cose che noi conosciamo non le teniamo in grande stima, perché sono ormai certe e assodate, mentre a quelle che ci appaiono insolite non diamo credito, e ciò si verifica perché la natura eccede l'intelletto. E' perciò necessario che chi vuol comprendere prima creda, perché soltanto in questo modo potrà poi comprendere." Priore del convento di San Michele di Murano, Fra Mauro fu monaco camaldolese, cosmografo e cartografo. Come si deduce dai resoconti contabili del monastero (spese per colori, oro battuto…), il frate iniziò a lavorare al Mappamondo dal 1448; l’opera fu completata un anno dopo la sua morte. Sul retro delle tavole di legno su cui aderisce la pergamena troviamo l'indicazione: MCCCCLX Adì XXV Avosto fo complido questo lavor: oggi, 25 agosto 1460 fu completato questo lavoro. Probabilmente destinato ad essere esposto nella Chiesa di S. Michele (si dal medioevo si usava infatti appendere lungo le navate carte geografiche o planisferi che normalmente racchiudevano anche un carattere simbolico e religioso), il Mappamondo è oggi conservato nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia presso il Salone Sansoviniano.È un planisfero apparentemente circolare, in realtà di forma leggermente ellittica, perimetrato da una ricca cornice dorata. Il planisfero è poi iscritto in un quadrato, decorato negli angoli da figure cosmografiche. L'opera è manoscritta su fogli di pergamena incollati ad un supporto ligneo (cm 220 x 220 ca.); il disegno è realizzato con colori ed oro. Il Mappamondo è fittamente annotato da iscrizioni in volgare veneziano (e non in latino, come fino allora era più comune), circa 4000 "didascalie" contenenti informazioni e notizie di ogni sorta sui vari luoghi del mondo per come esso era concepito prima della scoperta delle Americhe.Il planisfero rappresenta, secondo una precisa tradizione medievale, i tre continenti allora noti: l’Europa, la cui fisionomia è presa dalle carte nautiche; l’Africa, completa dell'isola di Diab (forse identificabile con il Madagascar); e l’Asia che occupa più di metà del mappamondo ed è circondata da una corona di isole. Con ogni probabilità, le fonti che Fra Mauro utilizzò per comporre la sua opera furono un non meglio identificato portolano arabo e il testo del Milione di Marco Polo. Il monaco cercò anche di rispettare quanto più possibile i dettami della "Geographia" di Tolomeo (che costituiva il testo base delle conoscenze geografiche, dall’antichità a buona parte del Rinascimento), ma riportò anche dei dati che provenivano dai primi viaggi di scoperta della sua epoca (quelli dei portoghesi intorno all’Africa in particolare). Per il suo tempo questo planisfero costituì un'eccezionale innovazione: l'orientamento non è a Est, come voleva la tradizione cartografica cristiana, ma a Sud, come nelle carte arabe, cioè rispetto alle moderne carte presenta Nord e Sud invertiti. Gerusalemme non è più al centro della proiezione (come dettava la religione) e l'Africa viene rappresentata circondata dal mare. L’importanza del Mappamondo di Fra Mauro è, concludendo, capitale: può ritenersi per la sua fattura, per la storia della sua composizione e per il contenuto geografico, uno dei più importanti documenti della cartografia.Rappresenta una summa delle conoscenze e delle tradizioni geografiche del Medioevo e allo stesso tempo prelude nella progettualità e nella realizzazione alla ventura mentalità scientifica della cartografia rinascimentale.
Il Commentario:
Il Mappamondo di Fra Mauro è una delle opere più celebri della cartografia ed è presente all’interno di innumerevoli pubblicazioni e saggi su questo argomento. Lo studio più autorevole ed articolato, che qui costituisce il volume di commento, rimane quello presentato nel 1954 in occasione di una prima riproduzione facsimilare del Mappamondo, già ad opera dell’Istituto Poligrafico per le celebrazioni del settimo Centenario della nascita di Marco Polo. Il Commentario, curato da Tullia Gasparrini Leporace, già Direttrice della Biblioteca Marciana e introdotto da una presentazione di Roberto Almagià, storico e geografo, è uno strumento essenziale per la comprensione dell’opera, del suo contesto storico e per la lettura di tutte le iscrizioni apposte sul Mappamondo, fedelmente trascritte e facilmente identificabili, tavola per tavola, grazie ad un lucido riportante le coordinate.