Commento dell'editore:
Il volume presenta l'edizione critica, corredata di note esegetiche, del Tancredi di Pomponio Torelli, forse la più nota delle cinque tragedie scaturite dall'"industria Tragica" del conte di Montechiarugolo. A questo testo, trascritto secondo la definitiva stampa del 1605, si affianca tutta una serie di considerazioni tese a mostrare come il Tancredi rappresenti per certi aspetti peculiari il punto d'arrivo di una vera e propria tradizione letteraria, non solo drammatica, discesa dalla novella decameroniana di Tancredi e Ghismonda. Vengono quindi rintracciate ed analizzate alcune delle fonti, dichiarate ed esplicitate, ovvero sottaciute o dissimulate, confluite nella Favola torelliana, non solo da una prospettiva di attraversamento diacronico della poesia tragica, ma tenendo conto delle possibili contaminazioni con altri generi 'minori'. Si passa dalla embrionale e mescidata Pamphila di Antonio Cammelli (1508) alla Gismonda di un misconosciuto Girolamo Razzi (1568-1569), al severo Tancredi di Federico Asinari (1588); si individuano punti di tangenza con il quattrocentesco Tancredi Principe di Salerno, 'novella in rima' del Benivieni, e con la Ghismonda, agile, maturo e per certi aspetti 'castigato' poemetto di Annibal Guasco (1583). Sul nucleo centrale si innestano, infine, molteplici osservazioni sulle principali caratteristiche della cultura e del teatro del secondo Cinquecento, di cui si intendono aprire nuovi orizzonti critici, tali da svincolare il Tancredi torelliano dai consueti topoi, permettendone una fruizione 'moderna'.