Commento dell'editore e note di copertina:
Le due opere che qui presentiamo, gli Śiva-sūtra di Vasugupta e il Paramārthasāra di Abhinavagupta, appartengono alla corrente filosofica denominata Śivaismo del Kaśmīr.
Questa scuola risale al IX secolo e gli Āgama (o Tantra), i testi sui quali si basa, esistono, secondo i suoi seguaci, da sempre perché rappresentano l'effluvio ispiratore divino, derivano dalla stessa Parola Suprema (Parā-vāc) e sono la manifestazione, sintetizzata dal simbolo verbale, della Realtà Suprema.
Lo Śivaismo del Kaśmīr si distingue dalle altre correnti śivaite dualiste, dette Śivāgama e Śaivasiddhānta, in quanto è essenzialmente monista (non-dualista) e costituisce un aspetto della Metafisica tradizionale; spesso è designato col nome di Trika (ternario) perché rileva la struttura ternaria dell'espressione dell'Essere riconoscendo le diverse entità: Pati (Śiva), Pāśa (Śakti) e Paśu (Jīva) soltanto apparentemente distinte e perfettamente reintegrate nell'Unità (non-duale) di coscienza śivaica, mentre per le altre scuole questa triplicità permane pressochè irriducibile. Inoltre riconosce al principio Śiva tre energie: volontà (icchā), conoscenza (jñāna) e attività (kriyā).
Lo Śivaismo Trika è chiamato anche "dottrina del riconoscimento" diretto della Realtà in sé, Pratyabhijñadarśana, dal nome di alcuni trattati di questa scuola che rilevano come l'uomo possa pervenire alla liberazione quando "riconosce" coscienzialmente la sua autentica (reale) natura.
Vasugupta, tradizionalmente considerato il fondatore della via basata sulla "spontanea libertà" o "autonomia essenziale", Svātantryavāda, è un grande mistico che cerca Śiva soprattutto attraverso un sentiero estatico in cui la funzione della meditazione e della contemplazione del Principio puro in sé è essenziale, insostituibile e superiore a qualunque altro mezzo.
I suoi Śiva-sūtra, rivelatigli dallo stesso Śiva, non presentano una teoria o dottrina, ma espongono sotto forma di aforismi (sūtra) concisi, sintetici e simbolici, che vanno meditati e realizzati coscienzialmente, i passi di un "sentiero" da intraprendere e coronare. L'opera è divisa in tre capitoli, ognuno dei quali rappresenta una modalità meditativa-operativa; essi costituiscono, in quanto "dischiudimenti" o "svelamenti" intuitivi, diverse possibilità di approccio alla medesima Realtà trascendente della Coscienza pura che si integrano, infine, nel conseguimento della Identità con Śiva (Paramaśiva) in cui ogni aspetto manifesto, formale e informale, è compreso nella Non-dualità o infinita Libertà del Non-Manifesto.
Abhinavagupta, considerato dai suoi contemporanei uno dei più grandi Maestri spirituali, appartiene allo Svātantryavāda; i seguaci di questa scuola erano alla ricerca di un sentiero diretto che conducesse allo scopo supremo: l'Identità con Paramaśiva. La loro filosofia si appoggiava completamente sulle esperienze personali del samādhi e degli altri stati contemplativi. Fermi nelle loro esperienze, questi ricercatori miravano soprattutto alla Realizzazione, cercando una verità vissuta piuttosto che una verità teoretica fine a se stessa.
Nel Paramārthasāra (La Realtà suprema), Abhinavagupta affronta i profondi temi dell'Essere e del non-essere, del destino dell'uomo e della sua condizione futura; dispiega la metafisica monista Trika in una sintesi che serve da guida a chi cerca la liberazione dalla schiavitù dell'ignoranza-avidyā.
I suoi scritti, pieni di esperienza mistica, toccano tutti i domini della Conoscenza; la sua opera magistrale: Tantraloka (Luce delle Sacre Scritture) costituisce la summa teologica della scuola Trika; in essa sono trattati gli aspetti: mistico, teologico, ritualistico, epistemologico, psicologico e filosofico degli Śivāgama monistici.
Indice:
pag. 7 Introduzione
ŚIVA-SŪTRA
35 I Capitolo: Prathamonmeṣaḥ. Primo dischiudimento o Mezzo superiore
77 II Capitolo: Dvitīyonmeṣaḥ. Secondo dischiudimento o Mezzo medio
95 III Capitolo: Tṛtīyonmeṣaḥ. Terzo dischiudimento o Mezzo inferiore
175 PARAMĀRTHASĀRA
231 Testo sanscrito