Testo a fronte
Commento dell'editore e quarta di copertina:
Misteriosa, enigmatica, irriverente. Eppure, per chiunque «non possa non dirsi cristiano» la Cena Cypriani resta una delle più seducenti proposte escursive nella Bibbia mai espresse dalla cultura occidentale. Non solo. Anche una delle più longeve: composta da un anonimo autore fra il III e il V sec. d. C. e falsamente attribuita a Tascio Cecilio Cipriano (205 ca. - 258), la Cena verrà riscritta almeno cinque volte, fino al 1981, quando Umberto Eco la inserirà come sogno apocalittico ne Il nome della rosa. Ma che cos'è la Cena Cypriani? Una straordinaria rivisitazione comica della Scrittura. Un fantomatico re Gioele, in Cana di Galilea, offre una cena di nozze, alla quale partecipa un'immensa folla di personaggi biblici, da Adamo a Cristo, da Abramo al Battista; tutti vengono ugualmente profanati dal prendere parte agli eccessi della festa, che si conclude addirittura con una parodia della Passione. Blasfemo? Per noi sì, senza dubbio; ma non per Rabano Mauro, austero arcivescovo di Magonza, che nell'855 riscrive il componimento per fare di Lotario II un re cristiano; ma non per Giovanni Immonide, il biografo di Gregorio Magno, che vent'anni dopo mette in versi il testo addirittura per divertire il Papa e la curia romana. Ecco: neverending-story, la Cena Cypriani ci provoca, perché non si ferma a se stessa, perché non è mai all'indice, perché è un testo in movimento, che mette in crisi ogni nostra moralistica certezza e, sfidandoci a comprenderla, ci costringe a prendere atto delle differenze, che segnano ogni passaggio nel tempo e nella storia. Introduzione generale e Cena di Giovanni Immonide a cura di Elio Rosati; Cena di Rabano Mauro a cura di Francesco Mosetti Casaretto.
Indice:
pag. 5 Introduzione
39 Hrabanus Maurus - Cena nuptialis
159 Iohannes diaconus - Cena Iohannis
251 Riferimenti bibliografici