Seconda di copertina:
Il lunedì di Pasqua del 1282, in Sicilia divampa l'incendio della rivoluzione. Al grido di "morte ai francesi", il popolo eccitato dai grandi baroni si solleva contro gli odiati Angioini.
Per arrivare a questa imponente e gloriosa rivolta, che avrà ricadute epocali per la storia del Mediterraneo, ci vollero dodici anni di lunghi preparativi e faticose alleanze, che Giovanni da Procida cominciò a tessere sin dal 1270, quando con i suoi uomini partì per la Germania alla ricerca di un appoggio militare da parte di Federico di Turingia, per guadagnare soldati alla causa dell'Impero e cacciare finalmente Carlo d'Angiò dal regno di Sicilia.
La scena dei conflitti si sposta di corte in corte, dalla Turingia all'Aragona di re Giacomo alla Bisanzio di Michele Paleologo, senza risparmiare la Chiesa e i suoi ministri.
Giovanni da Procida e i suoi figli, pur sopportando pesanti umiliazioni e ingiustizie, in un mondo cruento, ricco di contraddizioni e di violenta umanità, con grande determinazione riescono a superare ogni ostacolo per raggiungere il loro obiettivo, organizzando un'eccezionale sommossa popolare che porterà alla cacciata degli Angioini e alla riconquista della "terra del sole".

Quarta di copertina:
"I rivoltosi piombarono addosso alle guardie come un fiume in piena e sciamarono per le strade distruggendo e uccidendo".