Usi politici di una autorità patristica in Italia (secc. V-XVIII)
Commento dell'editore:
Scopo di questo libro non è né la vita di Ambrogio (339-397), vescovo e santo patrono della città di Milano, né l'analisi delle opere di uno dei quattro Dottori della Chiesa latina. Si tratta piuttosto di tentare una «archeologia storica» della memoria ambrosiana e della disponibilità sociale del suo ricordo nell'Italia medievale e moderna. Attraverso lo studio degli usi politici, si cerca di capire le funzioni di una memoria patristica che affonda le sue radici nella tradizione ecclesiale, nella scienza medievale e nella pietà popolare. Questa indagine collettiva di carattere interdisciplinare mette a confronto i risultati delle ultimissime ricerche di storici, di archeologi, di filologi, di storici dell'arte, di specialisti della liturgia, dell'ecclesiologia, della vita politica e della storia dell'erudizione. Non ci si limita, in questo contesto, a delineare una cronaca delle appropriazioni collettive di un ricordo conteso ad ogni apparizione dei «nuovi Ambrogio» che si impossessano del suo nome. Si tenta piuttosto di analizzare i luoghi dove la memoria si esprime e si esercita: luoghi urbani ed iconografici che costituiscono una geografia monumentale del ricordo ambrosiano, luoghi della canonizzazione testuale e luoghi liturgici della ri-memorizzazione. Uomo della superstite romanitas, fondatore mitico delle libertà ecclesiali e comunali della città di Milano, Ambrogio non può che essere compreso solo a partire da questi luoghi della memoria. D'altronde, non ci si potrebbe limitare alla sola memoria spaziale: la figura di Ambrogio, santo universale, attualizza continuamente una tradizione patristica tanto da divenire una risorsa discorsiva per le controversie, le lotte sociali e le mobilitazioni collettive. In questo senso, lontano dall'immagine irenica che abbiamo solitamente della religione civica, la memoria del santo divide quanto unisce.