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Commento dell'editore e seconda di copertina:
Ottobre 1143. Non lontano dall'abbazia di Shrewsbury, sulla riva del fiume Severn, si trova il Campo del Vasaio, un pendio verdeggiante circondato da betulle, da poco annesso ai possedimenti dei monaci. Dopo la benedizione dell'aratro da parte dell'abate Radulfus, si comincia a dissodare il terreno per seminarvi il grano, quando, tra i cespugli di ginestra, il vomere urta qualcosa: è uno scheletro. Una folta treccia di capelli neri e una lunga veste indicano che si tratta di una donna. Ma come svelarne l'identità? È morta di malattia? Oppure è stata uccisa? E se è così, perché il corpo è stato accuratamente composto, addirittura intrecciandone le mani sul petto e mettendo una piccola croce di ramoscelli tra le dita? Nell'impossibilità di darle un nome, lo sceriffo della contea, Hugh Beringar, setaccia i dintorni e le sue indagini, inaspettatamente, lo portano fin nel cuore dell'abbazia. Fratello Ruald, prima di prendere gli ordini, ha infatti esercitato il mestiere di vasaio, abitando e lavorando proprio nel campo dove è avvenuta la macabra scoperta; della sua bellissima moglie, Generys, abbandonata dopo quindici anni di matrimonio, nessuno sa più nulla. Benché corra voce che sia fuggita con un amante per vendicarsi del marito, ogni indizio sembra accusare fratello Ruald. Sarà l'intuito infallibile di fratello Cadfael, come sempre l'unico capace di trovare la verità nel ginepraio di menzogne, sospetti e dicerie che stringe Shrewsbury in una morsa soffocante, a portare alla luce una complessa vicenda che passa attraverso amori, gelosie, vendette e… una letale coppa di vino.