Seconda di copertina:
Roma 410 d.C. L'Urbe vive forse la sua notte più buia e spaventosa: i barbari goti hanno fatto irruzione dalle porte cittadine e stanno mettendo a ferro e fuoco la capitale dell'Impero, distruggendo, saccheggiando, ammazzando. È un incubo terribile, che per la principessa Galla Placidia, sorellastra dell'imperatore Onorio, segna l'inizio di una lunga, indimenticabile avventura. Mentre tenta la fuga con le sue due schiave la giovane nobile s'imbatte infatti in un terribile, bellicoso, insanguinato guerriero: è Ataulfo, cognato del re goto Alarico e valoroso comandante. Scampata a un atroce destino in virtù della sua importanza quale ostaggio, la principessa viene fatta prigioniera e affidata alla custodia dello stesso Ataulfo. È un vero oltraggio. Placidia non riuscirà mai a sopportare i modi, l'impertinenza, l'eccessiva forza di lui. E soprattutto non riuscirà mai a sopportare l'idea di sentirsi tanto attratta da un goto. È un'umiliazione anche per Ataulfo essere costretto a occuparsi di una donna tanto viziata, arrogante e saccente. Ed è umiliante anche il provare un così tenero sentimento per una romana. Al seguito dei goti, la principessa imperiale attraverserà l'Italia, vivrà momenti determinanti, condividendo gioie e dolori, sconfitte e vittorie del coraggioso popolo barbaro che imparerà ad apprezzare. La sua storia è in gran parte vera, un episodio dell'immensa storiografia dell'Impero romano che riprende vita e colore in queste pagine, mostrandoci come guerrieri, principesse e imperatori in fondo non siano altro che uomini e donne.