Commento dell'editore:
Chiesa romanica alla rocca arduinica di Sparone e il ciclo absidale di affreschi gotici con gli apostoli e gli evangelisti, gli archi binati e le bifore.
Quando si parla di un bene culturale solitamente si pensa ai grandi monumenti, ai musei, alle cattedrali o alle raccolte di dipinti o sculture dei più svariati materiali.
Un bene culturale è sì tutto ciò, ma è anche qualcosa di più piccolo, di meno importante come può essere una pieve o un pilone votivo. Il valore intrinseco che caratterizza il manufatto sì da qualificarlo oggettivamente come bene culturale comprende una somma di valori: storia, arte, tradizione, cultura, espressione dell'uomo nel tempo e nello spazio.
Anche di fronte ad architetture cosiddette "minori" comunque si impone lo stesso atteggiamento culturale, la stessa attenzione, lo stesso impegno che anima l'opera del restauro. Maggiormente quando l'oggetto del restauro ha un significato particolare rispetto al contesto urbanistico e ambientale in cui sorge.
È il caso del complesso architettonico della chiesa romanica di S. Croce a Sparone, importante testimonianza dell'architettura romanica.
Il testo, curato da Giuse Scalva, fornisce un valido contributo non solo per tenere vivo l'interesse intorno al problema del restauro del Romanico in Piemonte, ma soprattutto per comprendere meglio ciò che avvenne dopo il mille: le trasformazioni territoriali, le esigenze sociali e religiose, che hanno garantito per molti edifici sacri "sebbene spesso con notevoli trasformazioni " la loro stessa esistenza fino ai nostri giorni.
La collana "quaderni dei monumenti del canavese" giunto con questo testo sulla chiesa di Sparone, al quarto volumetto, fornisce al vasto e appassionato pubblico una guida dei monumenti restaurati nel Canavese, oltre ad essere uno strumento tecnico importante per confrontare gli interventi di restauro realizzati dalla Soprintendenza e testimonianza della presenza dell'Istituzione sul territorio.
Sfogliando le pagine, riccamente corredate di immagini, il lettore si avvicina sempre più alla propria storia, alle origini dei luoghi, al significato del monumento e anche al mondo del restauro, che spesso viene impropriamente considerato come elemento di disturbo e di ritardi e, in alcuni casi, come limiti di espansione e sviluppo edilizio o urbanistico laddove un monumento, sia pur rovinato non viene demolito. Ma l'esperienza insegna che quando quel monumento viene restaurato la comunità diventa il primo e più tenace estimatore positivo dell'intervento, proponendo essa stessa la valorizzazione del luogo.
Francesco Pernice
Soprintendente per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte