Che la grammatica latina sia il modello di riferimento per i primi grammatici del volgare è un fatto ormai noto. Meno note, invece, sono le modalità con le quali questi autori adattarono gli schemi della grammatica latina alla lingua volgare: quando si può parlare di innovazione? Quando di tradizione? Non sarà più giusto parlare invece di innovazione nella tradizione? O ancora, non sarà forse meglio utilizzare un altro termine, che esprima in modo più preciso il lento e graduale processo di adattamento degli schemi tradizionali alle esigenze della nuova lingua? Il libro cerca di dare risposte concrete a questi interrogativi, indagando in modo dettagliato le grammatiche dell'italiano prodotte tra il XV e XVI secolo, un periodo cruciale per la definizione della nostra trattatistica grammaticale. L'analisi verte sulla ricostruzione delle posizioni teoriche dichiarate dagli autori, sulla struttura delle loro opere e su regole e casi esemplari, senza ignorare la trattatistica coeva europea.