Seconda e terza di copertina:
In tutti i tempi un'area particolare, nettamente delimitata, è stata assegnata a quella parte dell'esistenza che in tutte le lingue è stata detta privata; una zona d'immunità, offerta al raccoglimento, al riposo, dove ognuno può abbandonare le armi e le difese di cui gli conviene munirsi quando si avventura nello spazio pubblico; una zona in cui ci si distende, ci si mette a proprio agio, per così dire 'in pantofole', liberi dalla corazza di ostentazione che ci assicura protezione all'esterno. Questo luogo è familiare. È domestico. È anche segreto. Nel privato è racchiuso ciò che si possiede di più prezioso, che appartiene solo a noi, ciò che non riguarda gli altri; che è vietato divulgare e mettere in mostra perché troppo diverso da quelle apparenze che l'onore esige si salvino in pubblico. Naturalmente inserita dentro la casa, dentro la dimora, chiusa sotto chiave e cintata, la vita familiare si presenta come fosse murata. Il recinto accoglie un gruppo, una formazione sociale complessa, dove le inuguaglianze, le contraddizioni, sembrano addirittura al colmo, con un urto più sensibile, rispetto all'esterno, del potere degli uomini con quello delle donne, di quello dei vecchi con quello dei giovani, e del potere dei padroni con lo spirito ribelle dei servi. L'ambizione di quest'opera è precisamente quella di rendere percettibili questi mutamenti lenti o precipitosi, che nel corso del tempo hanno caratterizzato la nozione e gli aspetti della vita privata.
Georges Duby