Seguendo una consuetudine largamente diffusa in periodo medioevale, Ariberto da Intimiano, arcivescovo di Milano dal 1018 al 1054, commissionò nel terzo decennio dell'XI secolo una sontuosa cassetta con coperchio in lastra d'oro per contenere l'Evangeliario da lui donato alla cattedrale, provvisto di una legatura assai preziosa con una lamina in argento sbalzato su un'anima di legno. Il recente restauro dell'opera, oggi parte del Tesoro del Duomo di Milano, ha messo in luce ancora più chiaramente lo splendore delle lavorazioni, estremamente originali per la ricchezza dei materiali utilizzati e per l'abbondanza delle tecniche decorative, non dovute ad un unico artefice. Ariberto, ecclesiastico di grande influenza e prestigio in tutta l'Italia settentrionale, sceglie di commissionare un'opera il cui linguaggio artistico si inserisce pienamente nella precedente tradizione iconografica: la centralità di Cristo crocifisso permette di sottolineare il tema della salvezza che viene operata, attraverso la croce, nei confronti di ciascun uomo.