Sensuale e mistica, feroce e tenera, astuta e candida, Matilde di Canossa (1046-1115) resta un enigma. Nata per la vita domestica, la Gran Signora padana fu forzata dagli avvenimenti ad essere la protagonista indiscussa di uno dei momenti cruciali del Medio Evo europeo, quello della lotta per le investiture.
Posta a capo di uno Stato cuscinetto fra i domini imperiali e quelli papali, dilaniata tra l'affetto per il papa Gregorio VII e quello ambiguo e misterioso per suo cugino, l'imperatore Enrico IV, il suo dramma, soprattutto un dramma di donna, fu di dover assistere allo scontro implacabile fra i due grandi personaggi e la loro diversa concezione del potere. Anche se si schierò con la Chiesa, non fu mai del tutto contro Enrico IV. Sostenne il papa, ma gli strappò, a Canossa, il perdono per il cugino. Combattè senza tregua Enrico IV, ma gli offrì, una volta, in battaglia, una via di scampo, sacrificando, per questo, la vita di uomini a lei fedelissimi.
Lontanissima dalla visione agiografia in cui, per secoli, si tentò di sigillarla, trasformandola in un personaggio etereo e bigotto, Matilde di Canossa viene qui restituita per la prima volta, attraverso l'appassionata e trepida biografia di Ori e Perich, al ruolo di una donna eccezionale, in eterno conflitto tra la lungimirante fermezza delle sue fedi e le sollecitazioni di una sensibilità inquieta e mobilissima, ombrosa ed incantevole.