Commento dell'editore:
L'opera che ha segnato il rinnovamento del teatro italiano e che mostra tutto il genio creativo e l'abilità scenica del Premio Nobel per la Letteratura 1997.
"Mistero buffo" è certamente il piú noto, in Italia e all'estero, tra gli spettacoli di Dario Fo e anche quello che ha destato piú polemiche.
Prima del gesto, la parola: la forza di quest'opera, che segna un momento di profondo rinnovamento del teatro italiano, sta soprattutto nel linguaggio, qui reinventato attingendo ai dialetti padani dei secoli XIII- XV con effetti esilaranti. L'ironia, il sarcasmo, il lazzo di Strage degli innocenti, Moralità del cieco e dello storpio, Bonifacio VIII, (alcuni episodi della commedia) sono la cifra di "Mistero Buffo", un testo e un perfetto congegno teatrale che, con il gusto di dissacrare tutti i Tartufi della terra, racconta la tacita, millenaria storia delle classi subalterne in una satira politica e di costume che mantiene intatta nel tempo la sua carica corrosiva.
Edizione con lo spettacolo in due videocassette allegate.
Il libro: uno spettacolo che non finisce mai di stupire per la genialità, il divertimento, il sarcasmo e l'ironia messa in scena da uno dei piú grandi attori/autori del teatro contemporaneo.
Il video: un testo e un perfetto congegno teatrale che, con il gusto di dissacrare tutti i Tartufi della terra, racconta la tacita, millenaria storia delle classi subalterne in una satira politica e di costume che mantiene intatta nel tempo la sua carica corrosiva.
«Il Premio Nobel per la Letteratura viene assegnato a Dario Fo perché, insieme a Franca Rame, attrice e scrittrice, nella tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere e restituisce la dignità agli oppressi» (L'Accademia di Svezia).
«In tutta Italia Fo è conosciuto come attore, poco come 'autore'. Invece in tutto il mondo i suoi testi sono conosciuti e rappresentati. È un premio meritato» (Umberto Eco).
«È una delle poche volte che gli svedesi non si sbagliano» (Manuel Vásquez Montalbán).
«Come Molière, Fo ha usato il riso come arma contro i bigotti» («Le Monde»).