Commento dell'editore:
Il volume indaga le pitture murali del Trecento e Quattrocento nelle chiese d'Oltre Piave, territorio del Comune di Treviso nel Medioevo, svelandone i complessi influssi artistici coevi. Le pitture inedite di Santa Maria dei Broli a Farra, del 1310 circa, si ricollegano a una cultura veneziana bizantineggiante nelle sue manifestazioni periferiche più tarde. Mentre quelle di Santa Maria Nova di Soligo, di metà Trecento, si devono a tre frescanti. Il primo dei quali si accosta al Maestro di Vigo, ne condivide l'interesse per il retaggio giottesco secondo l'interpretazione dei Riminesi attivi per i Collalto, e mentre palesa un timido avvicinamento alle novità apportate dai pittori emiliani presenti nella Marca non accusa ancora la presenza di Tomaso da Modena. Nel Quattrocento, l'affresco dell'Eremo di San Gallo a Soligo (1448) insieme ai dipinti devozionali in San Vigilio di Col San Martino, spettanti a Giovanni di Francia (1452 e 1458) e a un suo seguace (1489), confermano il dominio in questo territorio del linguaggio tardogotico di cui il pittore, originario di Metz in Lorena, attivo specie nei dintorni di Feltre, è un significativo esponente nel panorama della pittura dell'arco alpino. Parallelamente, è dedicato ampio spazio al contesto storico: sono messi in luce i rapporti tra gli esponenti di una nobiltà rurale e i casati dei da Camino e dei Collalto, o le comunità religiose dei Cistercensi di Follina e dei Certosini insediatisi sul Montello, le intricate testimonianze documentarie riguardanti i fondatori delle cappelle trecentesche e le loro famiglie. Si ricostruisce così un quadro articolato della società locale, delle sue manifestazioni religiose, come quella del pellegrinaggio terapeutico. Si indagano le ragioni delle scelte iconografiche conformi alla spiritualità del Tardo Medioevo: la rappresentazione dell'Imago Pietatis su scala monumentale o l'individuazione del culto per san Guglielmo di Vercelli (o sant'Amico di Rambona). Con comparazioni a più ampio raggio territoriale si documenta anche la precocità del culto dei santi Bernardino da Siena, Bovo e Rocco nel Quattrocento e le relative soluzioni iconografiche che li riguardano.