Ideato ai primi del Cinquecento come "giunta" al poema incompiuto del Boiardo, l'Orlando furioso fu elaborato nella sua forma definitiva attraverso tre successive redazioni, l'ultima delle quali compiuta nel 1532, un anno prima della morte dell'autore: un lavoro trentennale, in cui Ariosto trasfuse tutta la sua esperienza di vita, maturata nel clima insidioso e splendido della corte estense. Il racconto, che attinge la sua materia dall'antica epopea cavalieresca, ormai spogliata dall'originaria severità, ha come nuclei emergenti le vicende fantastiche della guerra fra Carlo Magno e il re dei Mori Agramante, l'amore di Orlando per Angelica, quello di Bradamante e di Ruggiero: ma il percorso narrativo si dirama in un ordito fittissimo di episodi, la cui concatenazione scandisce armoniosamente il fluire molteplice della vita. Proiettati su uno sfondo favoloso di boschi, castelli, remote città, i personaggi si inseguono, si perdono, si ritrovano, combattono, si amano, sotto la forza di una casualità che incide, di contro ai propositi stabiliti, sul vario esito dei loro rapporti e delle loro attese. In questo mondo di fantasia, aperto alle suggestioni dilettevoli del magico (i palazzi incantati, i cavalli volanti, armi e anelli fatati) Ariosto immette, con lo strumento di una sorridente ironia, il sapore di una sperimentata saggezza, che nella trama delle vicende awenturose discopre, con un gioco di riverberi allusivi, le leggi elementari dell'agire e del sentire umano.
Esplorato dalla critica in ogni suo aspetto (come documenta l'ampia antologia di giudizi inclusa nel presente volume), l'Orlando furioso conserva nel tempo un suo fascino misterioso che dischiude al lettore infinite occasioni di sorprese e scoperte.