Dopo un secolo dalla loro scoperta, vengono offerti all'attenzione degli studiosi e di un vasto pubblico trenta frammenti musicali pergamenacei custoditi nella Biblioteca Classense di Ravenna. L'insieme dei trenta documenti costituisce un "tesoretto" di grande importanza, sicuramente non solo ravennate, per quantità, contenuti liturgici e, soprattutto, per gli evidenti valori paleografici. Vi sono attestate le più antiche fasi della formazione grafica dei suoni musicali (neumi), capostipiti della futura notazione moderna. Fu il futurista Francesco Balilla Pratella a dare notizia nel 1936 di questo ritrovamento. Il suo scritto viene riproposto insieme ad un saggio del musicologo Domenico Tampieri e ad una documentazione fotografica.