Commento dell'editore:
Il manoscritto 1853 della Biblioteca Civica di Verona è un codice miniato su pergamena risalente alla seconda metà del XIII secolo. Misura mediamente 240x170 mm ed è composto da 42 carte, corrispondenti a 84 pagine. Le prime due carte, in scrittura gotica semicorsiva, contengono la "Preghiera alla Vergine", una delle più antiche laudi in volgare veronese. Il resto del codice, interamente illustrato, tramanda i testi, in scrittura gotica rotunda, delle due leggende di San Giorgio di Cappadocia (cc. 3r-26r) e di Santa Margherita d'Antiochia (cc. 27r-37r); in chiusura 2 miniature a piena pagina: Cristo in maestà con i quattro evangelisti e San Cristoforo. Il codice fu acquistato dalla Biblioteca Civica nel 1881 per 200 lire dell'epoca. Una nota di possesso ne denuncia la provenienza dal monastero di Santa Maria Maddalena, al quale era stato assogettato fin dal 1350 quello di osservanza francescana di Santa Maria delle Vergini che, fra il Due e il Trecento, accoglieva molte giovani dell'aristocrazia veronese, compresa una fanciulla della famiglia Della Scala, dominante in città, cui era toccata in sorte la vita monastica. Ciò ha fatto supporre agli studiosi che il codice, viatico per una vita di intensa spiritualità, abbia accompagnato nel convento delle clarisse una giovane nobile veronese.
Ben 55 miniature accompagnano la leggenda del tribuno Giorgio di Cappadocia, dal momento in cui dichiara all'imperatore Daciano la propria fede cristiana a quando, dopo 7 anni di tormenti, viene decapitato. L'immagine che chiude la leggenda è quella più nota: San Giorgio a cavallo trafigge con una lancia il drago, tenuto al guinzaglio da una principessa. Più tardi, intorno al 1435, sarà Pisanello a riprendere il tema per l'affresco nella chiesa veronese di Sant'Anastasia.
21 miniature decorano la leggenda di Santa Margherita, pastorella di Antiochia, di cui si invaghisce il prefetto Olibrio. Il rifiuto della fanciulla è considerato atto di ribellione verso il potere imperiale romano; Margherita è dunque barbaramente torturata e mandata a morte. La storia della santa ha costituito uno dei soggetti prediletti dell'arte cristiana, sia a Oriente (affreschi del X secolo nelle chiese di Goreme, in Cappadocia) che in Occidente (celebre il dipinto di Tiziano del 1550).
L'importanza artistica del manoscritto è dovuta all'eccezionale ciclo delle 78 miniature che illustrano le leggende di San Giorgio e di Santa Margherita. Ne risulta uno straordinario racconto per immagini, la cui peculiarità strutturale è il costante rapporto tra testo e immagine. Se ciò conferma una delle tipicità della miniatura medievale - specie nei manoscritti di carattere religioso e liturgico in funzione anche di una comprensione immediata del messaggio divino - l'apparato miniatorio del codice, peraltro ottimamente conservato, si eleva per l'inusuale e incomparabile ampiezza e per i nessi stilistici con gli affreschi veronesi dello stesso periodo e per la palpabile influenza della pittura bolognese.
Nell'edizione in facsimile, alta tecnologia e sapienti manualità si fondono magistralmente per ridare vita ad una creazione artistica superba. Le fasi riproduttive - fotografia, digitalizzazione, elaborazione cromatica, stampa, profilo fustellato delle carte - sono eseguite con le tecnologie più moderne coniugate alle metodologie creative proprie dell'editore, mentre le peculiarità che conferiscono singolarità al codice - cucitura dei quinterni, rilegatura e cofanetto di custodia - vengono ottenute con specifici procedimenti artigianali, nell'intento di consegnare al collezionista la stessa qualità artistica richiesta dai committenti medievali.
Al codice è unito il volume di commentario.
L'edizione in facsimile è realizzata in 600 esemplari numerati e certificati.