Commento dell'editore:
Nel panorama della produzione didattica del Medioevo, le opere di Francesco da Barberino (1264-1348) rappresentano, per concorde giudizio, un momento di alto spicco culturale e letterario rispetto a un genere che ebbe forte vitalità durante
tutto l'arco dell'età media.
Già i Documenti d'Amore, trattato volto all'educazione dell'uomo, hanno la rara caratteristica di non esaurirsi nel semplice enunciato insegnativo (per altro sviluppato con dovizia e pregevole impegno rappresentativo), ma di dar vita a un vasto compendio del sapere coevo. Tale è, infatti, l'assai ampio commento latino che accompagna ogni momento della trattazione, dilatandone l'interesse lungo imprevedibili percorsi, dal momento che in esso si discorre, con notevole fluidità, di una moltitudine di argomenti che non di rado catturano l'interesse del lettore.
Per converso, nel Reggimento e costumi di donna, Francesco pone da canto la scrittura paludata e ambiziosa del primo trattato, come pure ogni altro intento di ostentare il suo vasto sapere, optando per uno stile "basso". E fu scelta semplice, perché in tal modo egli ebbe via libera nell'esprimere l'originalità di cui la sua vena di scrittore era ampiamente dotata. Si da vita, in tal modo, a un trattato molteplice nell'assetto didascalico (che si va dalla regina fino alla balia e alla più umili mestierante, certo frutto dell'appartenenza alla civiltà comunale), ben calibrato nei vivaci inserti allegorici, ricco di inventiva e ariosamente disegnato e condotto: insomma, come la critica ha da tempo accertato una delle letture più piacevoli e accattivanti di quel Trecento italiano che pur annovera opere straordinarie.
Dopo il compimento di queste sue belle prove (sulla cui formazione il reperimento di un primo abbozzo qui edito per la prima volta getta viva luce) Francesco da Barberino, che fu anche assai abile minatore, abbandonò la scrittura creativa per dedicarsi esclusivamente alla professione di giureconsulto.
Ma la sua fama era ormai consolidata e Boccaccio lo ricorderà elogiandone lo "splendido ingegno".