Testo a fronte
Commento dell'editore e seconda di copertina:
Il primo volume pubblicato dalla Fondazione Valla, nel 1974, fu la Vita di Antonio di Atanasio: il libro più letto nell'antichità cristiana e nel Medioevo. Anche questo testo, nato più di due secoli dopo, conobbe un'immensa fortuna: diffuso in tutti i paesi dell'Occidente, fino alla Spagna e all'Inghilterra, e nel mondo arabo, bizantino, slavo. Lo scrisse un famosissimo papa, Gregorio Magno, vissuto tra il 540 e il 604, autore di alcuni tra i più importanti testi spirituali del Medioevo, l'Expositio in Job, le Homiliae in Euangelia e le Homiliae in Ezechielem. Sua fonte era la Scrittura: «un fiume basso, e insieme profondo, nel quale un agnello può passeggiare e un elefante nuotare»; misteriosissimo e aperto a tutti. Questo libro è tra i più amabili, drammatici e divertenti testi del Medioevo, e conserva ancora oggi la sua freschezza. Venne scritto nel barbarico VI secolo, quando Goti e Longobardi invadevano l'Italia, Roma era sconvolta dalle distruzioni, dagli incendi e dai terremoti, le città erano vuote, la povertà, la carestia e le epidemie minacciavano le campagne. Tutto era pieno di demoni: divinità antiche degradate, maghi pagani, diavoli camuffati da merli o da ragazzotti negri. In questo caos e in questa tenebra, i monaci, di cui Gregorio parla nei primi due libri, sono come «lucerne sul candelabro», che «diffondono la loro luce illuminando tutti coloro che stanno nella casa»: il mondo. Fanno prodigi: risuscitano i morti, trasformano i serpenti in guardiani degli orti, fermano rocce che precipitano dall'alto, liberano gli ossessi: ma compiono soprattutto miracoli minimi e quotidiani – moltiplicano l'olio e il vino negli orci, o riparano caraffe di vetro cadute al suolo in mille pezzi. Ogni cosa è imbevuta di prodigioso: eppure non importano i miracoli, ma la grazia di Dio, lo spirito di Dio e l'umiltà della vita. L'eroe del secondo libro è san Benedetto: il quale ha doni profetici e visionari, eredita la vocazione dei profeti biblici e di Gesù, incarna l'aspetto tremendo del sacro. Questo libro, che fu composto per un pubblico vastissimo e popolare, viene presentato nella nuova edizione critica di Manlio Simonetti, che ne ricostruisce l'inconsueta patina linguistica. Negli ultimi anni esso è stato oggetto di molte discussioni: uno studioso inglese l'ha attribuito a un falsario del VII secolo; ma con competenza e ironia Salvatore Pricoco, che ha scritto l'introduzione e il commento, lo restituisce nelle mani del suo vero autore, Gregorio Magno, il papa che avrebbe voluto tornare a vivere in monastero.
Indice:
pag. IX Introduzione
LXXXI Abbreviazioni bibliografiche
TESTO E TRADUZIONE
3 Conspectus siglorum
7 Libro primo
105 Libro secondo
COMMENTO
222 Libro primo
297 Libro secondo
379 Appendice