Commento dell'editore:
La storia è la scienza degli uomini nel tempo. Il Medioevo è stato particolarmente innovatore in fatto di concezione e gestione del tempo, organizzandolo in nuovi calendari basati sulla settimana e scandendolo con il suono delle campane. Il controllo del tempo desacralizza la natura, aprendo così la strada al futuro sviluppo della scienza. Fino al XVIII secolo, l'immagine diffusa del Medioevo è quella di un'epoca oscura, che inizia con la caduta dell'Impero romano d'Occidente e si conclude con la scoperta (inconsapevole) dell'America. Per l'autore, invece, si tratta di un periodo più esteso, i cui aspetti salienti si prolungano ben oltre il Rinascimento, e né completamente oscuro, come lo volevano umanisti e illuministi, né completamente dorato, come lo immaginavano romantici e cattolici del XIX secolo; esso è, come ogni periodo della storia, fatto di ombre e luci. Tra queste ultime, l'autore sceglie di mettere in evidenza alcune delle principali forze d'innovazione di quell'epoca: le città, gli ordini mendicanti, la regalità e il suo modello incarnato, san Luigi; per quel che riguarda le ombre, invece, egli si concentra sullo spirito di crociata, le cui tracce sono tuttora presenti nell'idea occidentale di crociata e nella giustificazione tardiva che essa offre oggi al bellicismo e al terrorismo di alcuni ambienti islamici. Infine, si concede al fascino dei mirabilia, dei fenomeni misteriosi e inspiegabili, aprendosi all'esplorazione del «meraviglioso».