Dossier illustrato: Dante e Beatrice
Commento dell'editore:
Quanti e quali fossero li pensieri,
li sospiri, le lagrime
e l'altre passioni gravissime
poi sostenute in più provetta età
da Dante per questo amore,
egli medesimo in parte
il dimostra nella sua Vita nova
Giovanni Boccaccio
Prestate orecchio alla particolare prosa della Vita Nova: affidatevi anche solo per qualche istante a quel senso di sogno fatto in presenza della ragione, e a suo dispetto, che tutto lo percorre; e il fascino del racconto vi avrà già preso. Scoprirete allora di quali e quante occasioni figurative esso è gremito: Dante malinconicamente assorto, o sgomento davanti alle nude pareti del suo studiolo, o smarrito in una folla d'ombre, o attratto come da una forza centripeta sulle orme di Beatrice; un corteggio di pellegrini sfila silenzioso, una torma di donne scapigliate e piangenti attraversa la scena.
La Vita Nova ha una sua prepotente forza attrattiva, scandita in sequenze ben precise – Dante che vede a nove anni Beatrice e ne è attratto; Beatrice sdegnata che non saluta Dante; Dante che assume la Donna Gentile a occasione di un amore "altro"; e così via – ed è attraversata da battute icastiche, parole che sembrano aprire fulminei squarci nel velo angoscioso della visione.
Sappiamo che l'intera vicenda è allegoria di una teoria letteraria, neppure di un'esperienza umana, men che meno privata: ma la sua felice ambiguità è appunto quella di conquistarci non solo come dimostrazione di una poetica, ma anche e soprattutto come finzione: e noi possiamo – senza provar imbarazzo nè vergogna – cedere a questo fascino, all'evocatività di una favola percorsa da brividi di amore.